giovedì 6 ottobre 2016

periferie



Particolare del quartiere Tor Bella Monaca
Sono andato al "centro" sociale di Tor Bella Monaca a Roma per ragionare assieme sul senso della mobilitazione sull'azzardo, il potere delle grandi società transnazionali e la forza del legame sociale. Ma come si descrive questo pezzo di città? Ecco quanto scrive la rete associativa Tor più bella.

Tor Bella Monaca è uno dei quartieri più noti di Roma Capitale.
Rientra nell'amministrazione del Municipio VI – detto "delle Torri" – e ha una popolazione di 28.000 abitanti di cui il 75% circa abita in immobili di edilizia popolare

Se il Municipio fosse una città a sè con i suoi 260 mila abitanti sarebbe la 13° città di Italia, tra Verona e Messina.


È inoltre il territorio con la più alta percentuale di disabili, la più giovane età media, il più alto tasso di abbandono scolastico e il più alto numero di etnie residenti.
L'insediamento residenziale nasce agli inizi degli anni '80 in ottemperanza al Piano di Zona n.22 Questo strumento amministrativo disegna un quartiere che ha visto negli anni innalzarsi più di 20 torri di 15 piani il cui skyline – impossibile confonderlo – è visibile tanto dai Castelli Romani quanto dalla sommità del colle del Gianicolo.
È da molti definito come la Scampia Romana o come il Bronx Romano con il risultato di indicare un quartiere come ricettacolo della criminalità senza prendere in considerazione gli aspetti peculiari di quelle singole comunità che resistono alla componente criminale.
Tor Bella Monaca è una piazza di spaccio chiusa. Ciò sta a significare che è il consumatore che si reca direttamente nelle piazze di spaccio identificate in pianerottoli, androni e cortili delle torri e meno frequentemente nei parchi della zona. Piazza di spaccio aperta è invece ad esempio il Pigneto e ciò perché lo spacciatore offre direttamente la sua merce al consumatore di passaggio.
I clienti di Tor Bella Monaca sono pertanto molto fidelizzati, conoscono i piani in cui recarsi per acquisire le sostanze. Per garantire inoltre merce e rete di spaccio è frequente l’utilizzo di barriere per rallentare agenti di pubblica sicurezza nello svolgimento di retate: ausilio di cani, sbarre, citofoni, videocamere nonché vedette. Il Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia, Michele Prestipino, a seguito dell’operazione R9 di Luglio 2016, ha dichiarato che il quartiere è come “un centro commerciale della droga, aperto 24 ore su 24” in cui ogni marciapiede ha una struttura organizzata di riferimento.
Strutture autoctone e che godono di un forte consenso sociale: la retta e il deposito di armi permettono infatti a famiglie in condizioni di disagio economico di poter quadrare i conti come emerso dalle indagini effettuate nel primo semestre del 2016.

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