lunedì 17 dicembre 2018

A che serve citare La Pira se non fermiamo le bombe che massacrano lo Yemen?



Dall'Italia partono, verso l’Arabia Saudita, bombe d'aereo prodotte nel nostro Paese da un'azienda controllata da una multinazionale tedesca.
"Le guerre si fanno comunque, anche se noi smettiamo di mandare bombe. Le forniranno comunque altri". Questa la debole tesi ribadita in sede parlamentare e da esperti di strategia militare. 
Il silenzio politico e istituzionale di fronte a questa giustificazione è aberrante.
Cadono nel nulla le numerose risoluzioni del Parlamento europeo che chiedono di fermare ogni collaborazione con Paesi parti di un conflitto armato che prende di mira scuole e ospedali.
Restano ignorati i ricorrenti appelli di diverse associazioni. Le stragi, come affermano i rapporti Onu, colpiscono migliaia di vittime tra i civili, mentre dilaga il colera e si abbatte il flagello della fame. 
In Italia, il consiglio comunale di Assisi, il 18 novembre 2018, ha votato all'unanimità una mozione che invita tutti i comuni a chiedere lo stop alle bombe e seri interventi per una riconversione economica del territoriosardo dove quegli strumenti d morte sono prodotte. Una terra, la Sardegna, dove voci libere e ostinate rifiutano la logica della guerra, cercando di costruire ponti di solidarietà con la popolazione yemenita.

Fermare quelle bombe vuol dire attuare la Costituzione, la "nostra casa comune" come la chiamava Giorgio La Pira. Esempio di politico che non va solo citato idealmente, ma preso sul serio, qui e ora, di fronte a chigiustifica ogni abominio in nome degli affari e del realismo politico.
Il risveglio delle coscienze davanti a questo caso emblematico (“armi italiane destinate alla coalizione saudita che bombarda in Yemen”) può incrinare un sistema fondato follemente sulla necessità della guerra.
Meglio essere coerenti, ripudiare La Pira, considerarlo un folle, se non siamo capaci di essere fedeli alla sua lucidità profetica. Quella benedetta inquietudine che ci interpella, ora, davanti alla grave crisi dell’Europa, in un Paese in preda alla propaganda che criminalizza i migranti e non vede il terrore che assale uomini, donne e bambini, diventati obiettivi militari.
Il 19 dicembre, a pochi giorni dal Natale 2018, ci incontriamo negli uffici di rappresentanza del Parlamento europeo, a due passi dalla Presidenza della Repubblica, custode della Costituzione, e da quella piazza Venezia che fu teatro della tragedia di una Nazione sottomessa al delirio mussoliniano.
Una piazza dove un tempio colossale custodisce i poveri resti di un soldato ignoto mandato, dall'intera classe dirigente del tempo, al macello dell'inutile strage del 15-18.
La vera storia dell'Italia, come arca di pace nel Mediterraneo, secondo l'intuizione di La Pira, la dobbiamo ancora scrivere.
Basta ipocrisia, fermiamo quelle bombe e poniamoci le domande giuste sul sistema che mina alle fondamenta la nostra umanità.

Uscire da ogni contraddizione: fermare le armi verso i Paesi in guerra. 
Un’economia di giustizia, disarmata, per il lavoro degno
Mercoledì 19 dicembre 2018
Dalle ore 15.30 alle 18.00
Ufficio in Italia del Parlamento europeo
Via IV Novembre,149 – 00187 Roma
     
Per aderire e partecipare economia.disarmata@gmail.com 

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