Il
cosiddetto decreto sicurezza bis è stato ribattezzato decreto anti ong perché
il suo impianto normativo, oltre ad altre disposizioni, è evidentemente diretto a sanzionare le
attività delle organizzazioni umanitarie che cercano di trarre in salvo le
persone che rischiano di affogare in mare per aver deciso di migrare in condizioni estreme con imbarcazioni precarie e insicure.
Sul numero
di agosto 2019 della rivista Città Nuova è stato chiesto al padre scalabriniano
Gabriele Beltrami di sgomberare il campo dalle mistificazioni sulla collusione
tra ong e scafisti.
Ben prima del governo a trazione leghista, infatti, è stata
montata una macchina del fango e del sospetto che mira a presentare le realtà
umanitarie come complici, per interesse o ingenuità, della criminalità degli
scafisti. Più in generale, come emerso nell’intervista a Gian Andrea Gaiani,
direttore di Analisi difesa, pubblicata nel dossier Disarmo, esiste una
corrente di pensiero che considera i flussi migratori come la vera arma di
distruzione di massa contemporanea.
Si tratta di tesi diffuse in molti siti
tradizionalisti che attaccano in maniera particolarmente violenta
l’insegnamento cristiano di papa Francesco.
L’accusa esplicita è quella di essere a favore della invasione dei
migranti che non sarebbero esseri umani in fuga da guerre, miseria e disastri
ambientali, ma la testa di ponte di una progressiva invasione che mira a
produrre una vera e propria sostituzione etnica.
Per questo motivo si spiega
l’evidente insensibilità anche verso donne incinte e bambini, considerati come
il cavallo di Troia che giustifica poi l’ingresso massiccio di popolazioni
giovani e prolifiche destinate a soppiantare un mondo occidentale vecchio e
decadente.
Su questo panorama inquietante si erge poi la teoria del complotto
ordito da finti benefattori come George Soros, il magnate statunitense nato in
Ungheria da una famiglia ebraica.
Con
tali premesse si spiega il rancore che ha colpito Carola Ranckete, capitana
della nave sbarcata a fine giugno nell’isola di Lampedusa nonostante il diktat
del governo italiano, perfetta icona
della borghesia europea che assume le sembianze internazionaliste e buoniste da
“zecca”, termine dispregiativo usato dalla destra estrema per indicare i
militanti fastidiosi e sporchi di sinistra, da eliminare, appunto, come gli
insetti pericolosi. È il linguaggio del ministro degli interni Matteo Salvini
che entra in sintonia con la società italiana trasformata da decenni di certa
televisione trash fino allo sdoganamento dell’odio sui social.
Basta vedere le
ovazioni da festival bar tributate al vicepremier legista sulla spiaggia di
Milano Marittima per avere una idea del consenso che riceve nella società
moderna e disinibita. E non solo. Perché sul suo profilo social si vanta di
aver avuto la protezione della beata vergine Maria in questa vittoria
parlamentare sul decreto sicurezza bis, come se fosse un idolo apotropaico,
tipo gli inguardabili cani di gesso posti a difesa di alcuni brutti villini.
Potrà sembrare strano, eppure anche nel 2019 esiste la gente semplice che
apprezza certi riferimenti come dimostrazione di devozione e non come atto di
blasfemia.
Non si può, perciò, affidare all’esposizione dei soliti preti di
frontiera, come Ciotti o Zanotelli, una presa di posizione necessaria e
doverosa. È vero che si espone senza riserva anche Antonio Spadaro, il
direttore della prestigiosa rivista Civiltà Cattolica, ma occorre una presa di
posizione capace di raggiungere quel 10 per cento di popolazione che frequenta
le celebrazioni domenicali, spesso senza ricevere criteri di lettura del
presente.
Si tratta di esplicitare quei tratti profondi del “pueblo fidel” che
Francesco indica come sicuro discernimento nella storia. Nella sostanza si
tratta di decidere se il salvataggio in mare dei migranti sia o meno una
questione opinabile per la coscienza cristiana, al contrario di altri atti
contro la vita come aborto e eutanasia.
Il testo
passato con il voto di fiducia al Senato non ha registrato forti dissensi
interni nella maggioranza e solo per motivi tattici non è stato votato
dall’opposizione di Forza Italia e Fratelli d’Italia, comunque d’accordo con il
suo contenuto che ora dovrà affrontare le eccezioni di incostituzionalità nelle
sue prime applicazioni.
Al ministro degli interni è stato attribuito il potere di limitare o vietare alle imbarcazioni
l’ingresso, il transito o la sosta nel mare territoriale italiano per ragioni
di ordine e sicurezza e nella ipotesi che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione con la commissione del “reato di
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Si tratta della accusa
ricorrente contro le Ong che si esporranno anche, nella persona del comandante, alla sanzione da 150 mila euro fino ad 1
milione di euro, con la previsione della confisca della nave.
Il tripudio
dei parlamentari leghisti, con il sostegno degli alleati pentastellati e il
consenso di parte dell’opposizione, celebra così un punto fermo della tesi
della invasione e cioè la sicurezza dei confini, molto cara alla retorica dei
muri che, non potendo alzarsi sulle acque, si affida alle navi da guerra.
È il
delitto di resistenza o violenza contro tali
espressioni della sovranità nazionale che fa scattare l’arresto del
comandante dell’imbarcazione e il sequestro delle navi che finora hanno
affrontato, ad esempio, il mare aperto per salvare chi fuggiva dalla Libia.
Paese dove è stata scatenata, con il concorso italiano, una guerra insensata
nel 2011 e dove si pratica la tortura e ogni tipo di violenza nei campi
profughi.
A 100 anni dalla nascita di Primo Levi abbiamo tutti gli strumenti
per comprendere l’abisso della nostra corresponsabilità nel sistema
concentrazionario che l’umanità continua a edificare, ma che possiamo abbattere
e rovesciare, come i potenti dal trono secondo il Magnificat.
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