mercoledì 17 luglio 2019

Pisa come hub mondiale della guerra





Ho incontrato Manlio Dinucci, uno dei massimi esperti nell’analisi della guerra, a Pisa. La sua bella città d'arte, non lontana dalla base militare di Camp Darby, punto nevralgico dell’esercito Usa in Europa. Deposito principale delle sue forze aeree, strettamente collegato con il vicino porto di Livorno, adatto ad ospitare unità navali estere a propulsione nucleare, dove il carico di armi e uomini raggiunge tutto il mondo.

Da grande esperto che padroneggia le fonti nella lingua originale, mi mostra il bel sito web della Liberty global logistics, compagnia statunitense che mette in evidenza il gigantesco nastro trasportatore delle merci, comprese le armi ovviamente, che attraversano con 70 grandi navi il globo intero. 

   

E si tratta solo di una delle tante società private che partono dai porti del nord America per attraversare lo stretto di Gibilterra arrivando a toccare, come primo approdo, il porto di Livorno per poi continuare il viaggio verso il Medio Oriente, Libano, Giordania, Arabia Saudita, proseguendo verso Corea del Sud e Giappone, da dove ripartono per attraversare il Mar Pacifico e tornare in California. Il serpentone delle merci si inoltra nello stretto di Panama per ricominciare il giro che «alimenta le guerre medio orientali» secondo Di Nucci. Si tratta di un’indagine cominciata da una breve notizia di agenzia che parlava dello sbarco ad Aqaba, in Giordania, di 200 mezzi corazzati provenienti dall’Italia. Incrociando le fonti è emerso che si trattava appunto della Liberty logistics, joint venture tra il Pentagono e un gruppo privato che utilizza navi con 15 ponti attrezzati al trasporto di mezzi rotabili. 

Come idea della grandezza teniamo conto che possono imbarcare almeno 6.500 auto di grossa cilindrata. Ad ogni fermata lo spazio liberato dallo scarico di bombe e armi può essere utilizzato per container contenenti altri prodotti con un sistema che ottimizza le risorse a disposizione. Il flusso è così aumentato che non è più sufficiente il canale di trasporto via mare tra le due città toscane, storicamente avverse tra loro, ma si è inaugurato un tratto ferroviario diretto tra la base di camp Darby e Livorno, mentre lo stesso aeroporto pisano è principalmente un nodo di scorrimento del traffico aereo militare.     


Fuori dalle immagini classiche della torre pendente e la strepitosa piazza dei Miracoli conosciuta in tutto il mondo, la città di Pisa mostra il collegamento diretto del nostro Paese con gli scenari di guerra che possono sfociare nel conflitto atomico. 

Commentiamo assieme le domande sulla consapevolezza effettiva degli oltre 200 parlamentari italiani che hanno firmato l’impegno per richiedere al nostro Paese l’adesione al trattato di abolizione delle armi nucleari approvato a maggioranza dalla Conferenza dell’Onu il 7 luglio del 2017. 

Sono consapevoli che tale scelta comporterebbe la necessità di sloggiare le 70 bombe nucleari stoccate nelle basi Usa di Aviano e Ghedi? E come la mettiamo con la commessa dei caccia Jsf35 che la Lockheed Martin  ha attrezzato apposta per il trasporto e l’utilizzo di ordigni nucleari?


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