Le elezioni
si avvicinano e si intensificano analisi e appelli a un nuovo impegno dei
cattolici in politica, a cominciare dall’intervista del presidente della Cei Bassetti
al quotidiano Repubblica.
Eppure, da sempre, la matrice comune ha
originato scelte diversissime tra loro. Senza andare troppo lontano, basterebbe
pensare ai popolari sturziani in rotta di collisione con il conservatorismo
clericale, ma criticati a loro volta, per eccessiva moderazione, dalla Lega democratica
degli eredi di Murri e poi dai siniarchici di Rodano e altri.
Come
riconoscono molti storici, l’assunzione del governo da parte della Dc dopo la
Liberazione proiettò una minoranza culturale alla guida di un Paese lacerato
tra un fascismo dissimulato e un anticlericalismo covato da secoli, mentre si
palesò inevitabile l’accordo col “Quarto partito”, come De Gasperi chiamava il
trasversale e sempre governativo potere dell’industria e della finanza. Dedizione eroica,spesso nascosta, e grandi tradimenti sono parte di una storia che resta tutta scrivere di un partito multiforme, capace di contenere tutto al proprio interno.
Non si può
oggi riprendere la questione politica dei cattolici a partire da vertici
ecclesiali. Bisognerebbe prendere in esame il tentativo maldestro e umiliante
dell’operazione Todi, propedeutica a quella Scelta civica che ha cooptato i
candidati nella mediazione improbabile tra Riccardi, Montezemolo, Monti, Bonanni,
Olivero, ecc.
Non andrebbe
rimossa la memoria di questo esperimento per capire come agire in maniera completamente
diversa e cioè a partire dalle istanze reali di chi è animato dall’urgenza di
una scelta di dedizione al bene comune secondo una visione personalista che può
dare voce ad una resistenza dell’umano davanti alla sua dissoluzione. Un percorso
alieno da ogni tentativo demiurgico di creare improbabili nuove classi
dirigenti, come spesso si sente, invece, dire in tanti ambienti cattolici. E
soprattutto lontano da ogni eterodirezione ecclesiale, seppure remota.
La questione
epocale dei migranti, il ripudio viscerale della guerra e l’accoglienza della
vita in ogni fase dell’esistenza minacciata dalla cosificazione a merce,
potrebbe essere un piano di confronto reale ed esigente, senza sconti e ricerca
di effimeri collateralismi.
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