La lucida follia di sabotare il trasporto pubblico per investire nella filiera delle armi.
Elementari note di politica industriale. Una storia italiana
La paura della seconda ondata fuori controllo della pandemia ha messo in evidenza le carenze del servizio pubblico dei trasporti nelle grandi città, a partire da Roma, che nessuna pietosa retorica può rimuovere.
La dismissione dell’industria dei mezzi di trasporto pubblici non è stata una fatalità ma l’esito della dimissione di Finmeccanica (Breda Menarini) che si è concentrata sulle armi e della Fiat che ha deciso di chiudere l’Irisbus in Irpinia, sostando la produzione ad Annonay in Francia, nel quadro delle strategie elaborate da Marchionne per tutelare gli interessi degli azionisti Exor.
Esisteva ed esiste una domanda reale e strutturara di adeguati mezzi del servizio pubblico ma la dirigenza pubblica e quella privata hanno impoverito il patrimonio industriale, tecnologico e di competenze italiane.
Sorprende perciò il comunicato del Consiglio superiore di Difesa del 27 ottobre 2020, presieduto da Sergio Mattarella, che ribadisce, dopo le grandi commesse assicurate alla Lockheed Martin, l’importanza «degli investimenti della Difesa che favoriscono lo sviluppo dell’intero Sistema Paese e fungono da traino soprattutto nei settori ad elevata tecnologia».
Leonardo Finmeccanica possiede tuttora il 30% del capitale della società (Industria italiana autobus) che ha messo assieme l’ex Breda Menarini emiliana con l’ex Iribus campana, dopo un lungo strazio inflitto a lavoratori passati sotto diverse proprietà, compresa la Tevere Spa della cinese King Long. Ora l’assetto proprietario vede il 40% di Cassa depositi e presiti e il 30% della turca Kursal che ha assicurato finora la gran parte della produzione nei suoi stabilimenti che si trovano fuori dal nostro Paese.
La maggior parte delle commesse si annunciamo ora da parte degli enti locali ( Roma, Emilia e Campania) con investimenti mirati degli stessi soggetti pubblici in innovazione tecnologica e ambientale.
La ripartenza di questo settore strategico è legato ad un nuovo soggetto che dovrebbe entrare nella società per valorizzare i tre quarti della fabbrica bolognese della ex Breda Menarini posseduta da Leonardo e non occupata dalla industria di autobus.
Cosa impedisce a Leonardo Finmeccanica di orientare gli investimenti in questo ambito come moltiplicatore di occupazione e crescita industriale di avanguardia di Industria 4.0?
Il Consiglio Supremo di Difesa ribadisce anche l’ importanza di due istituzioni: non solo ovviamente della Ue ma della Nato «fondamentali per la pace e la prosperità dei popoli in un contesto reso più instabile dagli effetti della pandemia». La stessa alleanza atlantica cioè che ci impone la presenza delle bombe nucleari sul nostro territorio e, di fatto, impedisce all’Italia perfino di ipotizzare di aderire al trattato per l’abolizione delle armi nucleari che entrerà in vigore il 22 gennaio 2021, 90 giorni dalla cinquantesima ratifica del trattato operata dall’Honduras.
Come afferma il generale Fabio Mini, il problema vero è il modo in cui sta dentro un' Alleanza. La subalternità non è apprezzata neanche da chi comanda davvero.
Le basi di Ghedi a Brescia e Aviano a Pordenone sono in attesa dell’ammodernamento dei nuovi ordigni nucleari utilizzabili per i caccia bombardieri F35 della mega commessa gestita dalla Lockheed Martin.
Il legame con gli Usa sono garanzia di successo, come diceva l’ex amministratore di Finmeccanica, Guarguaglini, invitato fisso come esempio di lungimiranza imprenditoriale nel meeting di Rimini. Una logica che non viene meno, anzi, neanche davanti alla tragedia della pandemia da Covid 19, neanche paragonabile all’apocalisse atomica dei tristi stregoni apprendisti.
Esiste una logica ferrea in questo settore che può ignorare solo chi non vuole vedere.
È esemplare la vicenda di Nicola La Torre, già presidente Pd della commissione Difesa del Senato, affossatore, con il suo collega di Forza Italia Maurizio Gasparri, della proposta dell’allora deputato Pd Giorgio Zanin di riconoscere l’onore delle migliaia di soldati italiani brutalmente fucilati durante la prima guerra mondiale.
La Torre, non rieletto nel 2018, è stato nominato direttore generale dell’Agenzia Industrie Difesa, il 6 ottobre dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
L’Agenzia Industrie Difesa è «un ente con personalità giuridica di diritto pubblico istituito come strumento di razionalizzazione e ammodernamento delle Unità industriali del Ministero della Difesa (decreto legislativo 300/99). L’AID opera secondo criteri industriali sotto la vigilanza del Ministro della Difesa, con la missione di portare all’Economica Gestione gli stabilimenti industriali assegnati in gestione, in una logica di creazione di valore sociale ed economico per lo Stato e la collettività».
E il cerchio si chiude.
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