Mi convinco sempre di più della necessità di mettere da parte ogni traduzione dei cosiddetti esperti e leggere direttamente cosa dice Francesco.
«Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e
ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, per esempio, la
situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario
rispetto ai temi “seri” della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può
comprendere, ma non un cristiano, a cui si addice solo l’atteggiamento di
mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai
suoi figli. Possiamo riconoscere che è precisamente quello che ci
chiede Gesù quando ci dice che accogliamo Lui stesso in ogni forestiero (cfr Mt
25,35)? San Benedetto lo aveva accettato senza riserve e, anche se ciò avrebbe
potuto “complicare” la vita dei monaci, stabilì che tutti gli ospiti che si
presentassero al monastero li si accogliesse «come Cristo», esprimendolo
perfino con gesti di adorazione, e che i poveri pellegrini li si trattasse «con
la massima cura e sollecitudine».
Qualcosa di
simile prospetta l’Antico Testamento quando dice: «Non molesterai il forestiero
né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto» (Es
22,20). «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato
fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in
terra d’Egitto» (Lv 19,33-34). Pertanto, non si tratta dell’invenzione
di un Papa o di un delirio passeggero. Anche noi, nel contesto attuale, siamo
chiamati a vivere il cammino di illuminazione spirituale che ci presentava il
profeta Isaia quando si domandava che cosa è gradito a Dio: «Non consiste forse
nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza
tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora
la tua luce sorgerà come l’aurora» (58,7-8).
GAUDETE ET EXSULTATE par 102-103
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