Sky Tg24 mostra il presidente francese Nicolas Sarkozy durante un suo intervento in diretta questa sera 19 marzo 2011. E' in corso l'operazione 'Odissea all'alba' per distruggere la contraerea libica. Lo annuncia il Pentagono, precisando che oltre agli Usa sono coinvolti Gb, Francia, Italia e Canada.
dal Dossier Disarmo (Città Nuova ) intervista a Gianandrea Gaiani direttore di Analisi Difesa
Come si spiega il sostegno del nostro Paese alla guerra contro la Libia di Gheddafi nel 2011? Oggi quasi tutti, a partire dai vertici militari, ne parlano come di un errore…
Non è stato un errore. Siamo stati obbligati in forza
di un ricatto. Il venerdì santo di quell’anno è venuto a Roma il presidente
della commissione steri del senato Usa, John Kerry, per parlare con Berlusconi
che aveva assicurato il mancato intervento diretto in Libia da parte
dell’Italia che pure assicurava le basi alla Nato per colpirla. Il giorno di
Pasqua Obama stesso telefona al presidente del consiglio italiano che, il
giorno dopo, annuncia la partecipazione della nostra aviazione ai bombardamenti
in corso sul Paese Nordafricano. Berlusconi ha dovuto cedere a pressioni
fortissime contravvenendo ad un trattato internazionale bilaterale firmato con
Gheddafi che prevedeva, tra l’altro, la non aggressione tra i due Paesi e il divieto di fornire basi a terzi per
condurre attacchi.
Quella guerra serviva a destabilizzare una regione ma
sarebbe stata impossibile da condurre per gli Stati Uniti senza l’utilizzo
delle basi italiane, se non al prezzo di un impegno di forze e di uomini che il
congresso americano non avrebbe mai autorizzato Obama a dispiegare. Anche perché Gheddafi aveva cominciato a
collaborare e non era più visto come il feroce nemico dei tempi di Reagan. All’epoca l’Unione africana fece notare che
la caduta di Gheddafi avrebbe portato il caos nel Shael con l’effetto di
avere una Somalia (stato fallito, ndr) affacciata sul Mediterraneo. Un tipo di
analisi che anche gli analisti hanno fatto con piena consapevolezza, come è
facile immaginare. Allo stesso tempo il ritiro deciso da Obama in maniera
affrettata dall’Iraq nel 2011 ha comportato l’entrata in quel Paese delle forze
Isis che hanno preso facilmente il controllo nella parte nord.
Ma nel caso libico non è stato predominante
l’interesse francese?
La loro belligeranza è stata funzionale agli interessi
degli americani ed è stata evidente l’intenzione di Sarkozy di voler
sottrarre gli affari agli italiani, ma anche per loro si è trattato di un
autogol perché il caos conseguente non
ha portato affari neppure a Parigi.
Da editoriale di Limes aprile 2018
La Francia è e finché vive resterà intimamente giacobina, nazionalista, interventista.
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