«L’appropriazione dell’iniziativa e delle autorità
pubbliche da parte delle corporation è sgradevolmente visibile nei suoi effetti
sulla politica estera e militare. È indubbio che le guerre siano una delle
principali minacce alla civiltà e la vocazione delle corporation alla
produzione e all'impiego degli armamenti nutre e sostiene questo pericolo, al
punto di ammantare di legittimità e perfino di eroismo la devastazione e la
morte».
John K. Galbraith “L’economia della
truffa” 2004
Economista (1908-2006). Professore presso università di California, Princeton e Harvard. Consigliere economico di Franklin D. Roosevelt e John Fitzgerald Kennedy. Oppositore della guerra in Vietnam, motivo della fine della collaborazione con Lyndon B. Johnson. Nel 1960 denunciò la deriva di una società statunitense ricca di beni di consumo ma povera di servizi sociali.
Lo slogan che pone in alternativa la spesa in armi
pesanti e quella in ospedali sembra quanto mai attuale adesso, in tempo di pandemia. Ma è un terreno dove
non si è mai accettato negli ultimi decenni un vero dibattito pubblico. Napolitano
nel 2014 parlò di “anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare” come
effetto di “vecchie e nuove pulsioni demagogiche antimilitariste”.
Un tabù che si basa su scuole di pensiero che vanno
affrontate apertamente. L’investimento nel settore della “difesa, attività
strategica da salvaguardare anche durante la quarantena per pandemia, non è, in Italia una
scelta dei vertici di Finmeccanica Leonardo o Fincantieri, ma l’applicazione di
una direttiva politica trasversale.
Proporre una diversa politica industriale non vuol
dire criticare chi lavora in tali gruppi ma riconoscerne il valore come
patrimonio comune (aziende controllate dalla stato) da orientare secondo
Costituzione.
Per cercare di capire il sistema che dobbiamo affontare bisogna fare affidamento ai classici. A ciò che ha voluto consegnare nel 2004 , poco prima di morire, e prima della grande crisi del 2007, un grande economista che ha pagato il prezzo della sua opposizione al complesso militar industriale.
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