lunedì 5 novembre 2018

Quella foto e il crinale apocalittico della storia



C’è un “equilibrio instabile” di fronte al quale è necessario aderire e sostenere l’iniziativa per l’abolizione delle armi nucleari, dice il curatore del dossier “Disarmo” edito da Città Nuova
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Da una parte gli Stati Uniti, che col Presidente Donald Trump annunciano di voler abbandonare lo storico Trattato sul controllo dei missili nucleari (Inf) firmato da Usa e Unione Sovietica nel 1987; dall’altra la Russia che, di fronte alle parole del capo della Casa Bianca, parla di un passo “molto pericoloso”, nonostante nel tempo Mosca sia stata criticata per violazioni agli impegni presi 31 anni fa.
L’illusione del primo colpo
La stampa internazionale mette in risalto il rischio dell'avvio di una nuova guerra fredda e di una ulteriore corsa agli armamenti, con uno scenario che coinvolgerebbe altri Paesi, tra cui la Cina. “Ci troviamo di fronte a un potenziale atomico devastante e che dà la possibilità e l’illusione a ciascuna delle parti che non sono più solamente le due superpotenze - Usa e Russia - di avere il primo colpo e quindi di illudersi di fare la prima azione nefasta nei confronti del cosiddetto nemico, senza avere risultati dalla propria parte”, spiega Carlo Cefaloni, curatore del dossier “Disarmo” edito da Città Nuova, espressione del Movimento dei Focolari (Ascolta l'intervista a Carlo Cefaloni). “E’ un equilibrio instabile di fronte al quale - aggiunge il redattore di Città Nuova - è profetico ma è soprattutto necessario, di fronte a una tendenza irresponsabile verso la guerra, la posizione che ha preso la Chiesa con Papa Francesco, di aderire e sostenere l’iniziativa per l’abolizione delle armi nucleari”, con riferimento al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. La Santa Sede, con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, ha firmato il documento il 20 settembre 2017 all’Onu di New York, consegnando contestualmente il relativo strumento di ratifica.

Un incidente potrebbe innescare una guerra
Più volte Papa Francesco e, in generale, la Santa Sede nei consessi internazionali hanno ribadito la necessità di un mondo libero dalle armi atomiche. A richiamare l’attenzione sul tema, è stata nel gennaio scorso un’immaginetta fatta distribuire dal Pontefice ai giornalisti sul volo per il Cile, che ha poi suscitato vasta eco: una riproduzione di una foto scattata a Nagasaki nel 1945 dall’americano Joseph Roger O'Donnell, che ritrae un bambino in attesa di far cremare il fratellino minore deceduto in seguito ai bombardamenti atomici sul Giappone. In quell’occasione, Francesco non nascose la propria preoccupazione per i rischi di una guerra nucleare, affermando di aver davvero paura, in una situazione giunta al limite: un incidente, sottolineò, potrebbe innescare una guerra. L’esortazione, sottolineata anche altre volte, fu quella a distruggere le armi e a lavorare per il disarmo nucleare.
Il monito degli scienziati
“Siamo di fronte a una crescita non più controllabile: qualsiasi tipo di innesco sul nostro territorio o a livello mondiale - evidenzia ancora Cefaloni - può dar luogo a un conflitto di cui non ci rendiamo conto. La Federazione degli scienziati americani, che ha un modello di riferimento, che è l’orologio della mezzanotte atomica, ci avverte continuamente che siamo proprio vicini a quell’ora dell’olocausto nucleare”. Il richiamo di Carlo Cefaloni è allora a Thomas Merton, “al quale - ricorda - Papa Francesco ha fatto riferimento quando è andato negli Stati Uniti”. Il monaco cistercense, prosegue, “faceva riferimento alla pace e alla guerra in un’epoca post-cristiana, in cui all’appartenenza e all’obbedienza a Dio e alla coscienza del ‘non uccidere’ si sostituisce la nostra ‘fede’ nella bomba. Cioè, è come un assopimento delle coscienze e in fondo una credenza nella salvezza che viene dalla bomba”.
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2018-10/tensioni-usa-russia-missili-nucleari-intervista-cefaloni.html

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